venerdì 4 settembre 2015

Non chiamatela Londonderry!

Il mio viaggio nella terra del trifoglio iniziò in una calda giornata di Giugno (che una volta arrivati, non fu più così calda). Durante il viaggio dall’aeroporto di Dublino alla cittadina di Derry (o Londonderry ma, nonostante questo sia il nome ufficiale, nessuno la chiama così) non ho fatto altro che guardare fuori dal finestrino dell’autobus a bocca aperta: il verde dei prati irlandesi è ancora più verde di quello che si vede in cartoline e foto. E questo è niente: quando i nuvoloni gonfi e grigi lasciano spazio al cielo blu, lo spettacolo è così bello da togliere il fiato.


Il fiume Foyle


Religion addiction - Accolta ed ospitata da una strana signora, non ho potuto fare a meno di notare subito la sua “ossessione” per le immagini sacre e come lei, anche il resto degli abitanti di quella zona che erano soliti esporre in bella vista sulle finestre biglietti di cresime/battesimi/comunioni e simulacri di vario genere. La vecchia signora, era addirittura solita comporre dei macabri collage con numerosi santini collezionati ai vari funerali. Questo perché nel versante occidentale della città l'appartenenza alla fede cattolica è ancora molto sentita. 


(e questa era solo la camera da letto)
Party - Noi vicentini avremo anche fama di gran bevitori, ma dopo aver visto quanto bevono gli irlandesi, mi sento in dovere di consegnare a loro la corona e lo scettro. Vuoi perché i taxi a Derry sono particolarmente cheap, vuoi perché la loro birra è così buona che non ci si può fermare alla prima, più di qualche irlandese passa le sue serate con una grossa “scimmia sulla spalla”.
Se per gli irlandesi bere è la norma, la disinibizione è la regola.
Ciò che ho amato dell’Irlanda è che brutto/bello/magro/grasso non ha importanza: puoi provarci con chi ti pare, vestirti come ti pare e comportarti come ti pare anche perché mai ti capiterà di venire giudicato da alcuno  ...E bere quanto ti pare. Si perché a parte me mentre andavo al lavoro durante i primi giorni, nessuno si preoccupava o faceva caso ai tizi collassati in piazza dalla notte prima. Non ricordo di aver mai conosciuto irlandesi totalmente sobri, tranne l’anziana signora che mi ospitava che sfoggiava con vanto la sua spilla simboleggiante un qualche club di astemi. In compenso fumava come una ciminiera, tanto che era solita tenermi sveglia la notte con i suoi rantoli: temevo che prima o poi ci sarebbe rimasta secca. Una cosa è certa: agli Irlandesi piace fare festa e sanno esattamente come ci si diverte! Derry è infatti ricca di meravigliosi pub tipici con musica dal vivo durante più sere a settimana. Come alternativa c'è la possibilità di fare quattro salti in pista allo Sugar dopo essere stati a bere qualcosa all'affollatissimo The Ice Wharf.


Lo Sugar: fulcro della nightlife a Derry
Cenni di storia - Ma a Derry troverete molto di più che occasioni per divertirsi: tra le città più antiche d’europa, infatti, essa porta ancora i segni di un triste passato. La storia di Derry trasuda da ogni angolo della città: i recenti avvenimenti dei Troubles e del Bloody Sunday vengono ricordati e raccontati dai numerosi murales presenti nel Bogside, quartiere circondato da un’atmosfera cupa e silenziosa. Si percepisce che le cicatrici del recente conflitto tra cultura protestante e cattolica sono ancora vive ma tutto sommato l’atmosfera ora è piuttosto pacifica. A coronare la ritrovata armonia, nel 2011 fu inaugurato il magnifico Peace Bridge sul fiume Foyle, simbolo di speranza, che riunisce il versante occidentale (cattolico) da quello orientale (protestante). 


The Peace Bridge

Cortesie per gli ospiti - E fin qui il mio viaggio sembrerebbe tutto (o quasi) rose e fiori: e invece no. Infatti capii presto che (ahimè) la cucina e la pulizia della casa non erano proprio tra le principali attitudini della signora. Il risultato? I miei buoni propositi di adattarmi alla cucina locale sfumarono presto. Tutti sappiamo che l’Irlanda nell’ ‘800 fu colpita da una grande carestia dovuta ad un fungo che attaccava le patate. Bene, ora non so se per paura di un’altra ondata di carestie o cos’altro, la signora doveva aver fatto una notevole scorta di patate, dato che in un mese di permanenza ci venivano propinate minimo una volta al giorno accompagnate dai più improbabili pasti surgelati. Ricordo ancora con affetto il gran mix di verdure surgelate dove era sempre presente un cavolfiore che galleggiava nell’acqua formatasi dal ghiaccio sciolto, le patatine (ri)fritte dal giorno prima o le fettine di carne surgelate modalità suola di scarpa. Tutto sommato fu meglio così, dato che l’unica volta che la vidi ai fornelli fu quando stava tentando di cucinare delle uova strapazzate per il fratello e per poco non mandava a fuoco la casa. 


Lasagne e pane all'aglio: tra le pietanze più commestibili di sempre. A destra, le consuete patate.

Tornata in preda a crisi d’astinenza di buon cibo italiano (cui rimediai subito la notte del mio arrivo in Italia) mi resi conto che non mi mancavano per niente il cibo-spazzatura e la puzza di burro fritto che aleggiava in tutta la città. Forse non mi mancavano nemmeno la pioggia torrenziale e il vento tagliente, ed ero tutto sommato felice di essere tornata “in patria” dopo un mese. Ma a distanza di tempo, ad oggi, sono ancora qui che aspetto di poter un giorno tornare a perdermi nella bellezza, propria di questo paese meraviglioso.



St.Eugene's Cathedral






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