giovedì 5 novembre 2015

La nostra EXPO in 6 punti


Si è conclusa questa EXPO di cui si è tanto parlato in questi ultimi mesi.
È stato un evento di rilevanza tale che anche noi di Finis Terrae abbiamo deciso di non mancare e di riportare la nostra esperienza vista "con gli occhi di un turista" in questi 6 punti, senza quindi perderci in critiche inerenti alle speculazioni o quant'altro.

1. Messaggio. Expo Milano 2015: Nutrire il Pianeta, Energia per la vita.
Ecco il titolo di questo evento mondiale, un evento di portata mai vista, il più grande sul tema dell'alimentazione e nutrizione. Lo scopo di questa esposizione universale era mettere in mostra le tecnologie più avanzate che ognuno dei 144 Paesi e 3 Organizzazioni internazionali partecipanti aveva ideato per tentare di garantire a tutti equamente e quotidianamente cibo sano e sufficiente, non dimenticandosi di salvaguardare le esigenze del nostro Pianeta, rispettando i suoi ritmi naturali e fragili equilibri.


Padiglione Italia


Expo non è stata solo una tediosa lezione di sostenibilità come potrebbe sembrare da queste parole: è stata anche un'occasione per conoscere persone, scoprire nuove culture e cibi, eccellenze enogastronomiche e tipicità delle varie Nazioni coinvolte.

Il vero risultato di Expo Milano 2015 è stato la sensibilità che le persone hanno maturato verso il mondo, verso "l'altro" che a volte ci fa tanta paura per la sua diversità, ma che in fin dei conti ha i nostri stessi diritti, bisogni e desideri e magari si trova in guai ben peggiori che il non sapere cosa indossare la mattina.
Solidarietà e reciproco aiuto: è questo che ho imparato all'Expo. Credere nelle innovazioni per un futuro migliore per tutti: è questo che voglio trasmettere a quante più persone possibile dopo la visita.

Alcuni degli Stati partecipanti
2. Trasporti e infrastrutture. EXPO era raggiungibile da mezzi pubblici quali tram, metropolitana, suburbane, treni regionali e ad alta velocità scendendo alla fermata Rho Milano Expo 2015. Personalmente ci siamo informate solamente per l’arrivo in treno e in macchina e possiamo dirvi che per quanto riguarda i treni, siamo state abbastanza sfortunate poiché i prezzi erano alle stelle: gli unici treni rimasti erano quelli più costosi (probabilmente perché era in corso anche la famosa Milano Fashion Week). Ragion per cui abbiamo preferito raggiungere Expo in macchina, usufruendo di uno dei parcheggi a disposizione per la fiera per poi raggiungere l’entrata a piedi. Abbiamo comunque trovato il sistema delle infrastrutture molto ben organizzato e non eccessivamente dispendioso.


Padiglione Corea
3. Persone. Ma senza le persone Expo sarebbe stato solo uno scrigno vuoto!

Sono i Paesi espositori con i loro rappresentanti e volontari, tutta l'organizzazione e noi stessi visitatori (21 milioni) che abbiamo contribuito a creare il contenuto di questo forziere, con le nostre impressioni, le emozioni che abbiamo vissuto, il feedback che abbiamo portato a casa e diffuso tra amici e conoscenti.
Le persone coinvolte in questo progetto raggiungono numeri da capogiro! Oltre alla grande marea di visitatori, non dobbiamo dimenticare di chi materialmente ha messo in piedi il sito espositivo: 1.300 operai; continuano l'opera i 10.000 lavoratori e 7.700 giovani volontari, sia italiani che dal resto del mondo, che avevano il compito di aiutare, guidare e accogliere tutti i visitatori. (dati di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza).


4. Architettura e design. Expo non si è distinta solo per il buon cibo e il "bel messaggio" che voleva trasmettere. Questa esposizione è stata anche un'occasione per gli Stati di esprimere la loro personalità, ideando design e architetture del tutto uniche e diverse fra di loro.
C'era chi puntava al tradizionale e caratteristico, per mostrare al pubblico la vera essenza del Paese, come il Marocco che ha scelto di rappresentare esteriormente un tipico castello del deserto o il Nepal che ha messo in mostra gli elementi costruttivi delle case tradizionali più belle; chi esprimeva le caratteristiche naturali del suo territorio come il rigoglioso bosco dell'Austria; e infine chi faceva vagare la fantasia, approdando a futuristici padiglioni tutto acciaio, vetro e legno, a volte più minimalisticamente come il bianco abbagliante e le sinuose linee della Corea, a volte più eccentricamente come i complessi giochi ad incastro ligneo del Giappone e della Polonia.

Padiglione Malaysia
Ma ora passiamo all'interno dei padiglioni. Pannelli esplicativi, video, espedienti vari e persone guidavano i visitatori alla scoperta delle tradizioni e delle innovazioni dei Paesi "visitati". A volte era difficile comprendere il messaggio o la tematica che si celava dietro a certe rappresentazioni; altre volte invece la visita si trasformava in una piacevole passeggiata didattica, merito delle guide competenti e gentili che ti accompagnavano per tutta la visita. In tal senso, per noi ha trionfato il padiglione giapponese che, nonostante le lunghe ore di attesa, era quello che meglio guidava i visitatori, con gruppi di piccole dimensioni e privilegiando le relazioni umane. Tra le altre rappresentazioni che ci hanno colpito di più sono state il grandissimo orto verticale di Israele e la simbolica rete del Brasile che rappresenta idealmente la connessione tra gli Stati.

Padiglione Brasile
Padiglione Giappone
5. Cibo. Il cibo è senz’altro l’elemento più discusso di questa EXPO 2015 che in questi mesi ci ha offerto la possibilità di conoscere e assaggiare pietanze insolite provenienti da chissà quale sconosciuto paese e intrisi delle più antiche tradizioni: si pensi ad esempio al panino con il coccodrillo dello Zimbabwe o al formaggio al cocco servito nel padiglione olandese.

Padiglione Cina

Nonostante le nostre ristrette finanze, anche noi siamo riuscite a prendere parte a quest’avventura culinaria (con più o meno fortuna). Assaggiare cibo ad EXPO è come compiere un salto nel vuoto: non sai mai quale nuovo sapore sorprenderà il tuo palato. Anche perché, diciamocelo, in Italia siamo abituati piuttosto bene in quanto a cibo. Oltretutto, i nostri standard di dieta mediterranea poco hanno a che fare con gusti magari più forti e decisi propri dei paesi esotici. Noi, comunque, ci abbiamo provato! 
A pranzo una toccata e fuga nel padiglione di Haiti dove al modico prezzo (si fa per dire) di 8 euro abbiamo pranzato con un delizioso piatto a base di carne di manzo, verdurine e plàtano fritto. Le dosi erano pressochè scarse ed ero abbastanza scettica sul fatto di mangiare “banane fritte” a pranzo. Il piatto ci è stato servito senza tanti fronzoli e condimenti, ma abbiamo comunque apprezzato molto.
In realtà il platàno è più simile (come gusto) ad una patata che ad una banana ed è molto buona perciò vi consigliamo, se mai ne aveste l’occasione, di provarlo.

Discorso diverso per gli assaggini che abbiamo avuto modo di provare durante la giornata: bocciatissimo l’hummus di ceci trovato fuori dal padiglione di Israele. Il gusto ricordava un qualcosa di andato a male e per quanto ci sforzassimo, non andava proprio giù. Ma in fondo, si sa… Quando una cosa è “dietetica” non può essere anche buona!

Non avendo ancora perso la speranza, decidiamo di tentare la sorte in uno stand di cibo cinese dove si potevano trovare diversi “stuzzichini” tipici quali ravioli al vapore, involtini primavera ecc.
Tra tutta questa ampia scelta proviamo il Cha sieuw bau. Ignorando la sua composizione, chiediamo di cosa è fatto e molto gentilmente rispondono che è un panino tipico cinese con maiale e verdure. Fantastico! (pensiamo) così lo assaggiamo con tutta la fame del mondo per poi scoprire che… E’ dolce! Ma non agrodolce, proprio dolce… tipo marmellata! Superato lo shock subito dalle nostre papille gustative, procediamo con la visita.
Dopo essere riuscite ad imbucarci ad alcune degustazioni tra cui quella del cioccolato torinese e delle salse lituane (strepitose), decidiamo di fare un piccolo break nel padiglione Belgio in compagnia di un’ottima birra!

Birra belga

Dulcis in fundo all’ora di cena scopriamo nostro malgrado che tutti i padiglioni sono stracolmi di gente, perciò un po’ per rassegnazione, un po’ per curiosità decidiamo di cenare nel padiglione del Kazakistan. Ordiniamo il Syrne, uno stufato a base di carne di agnello, cipolla, peperoni, patate, carote e pomodori. A primo impatto, a livello estetico, non sarebbe neanche sembrato tanto male se non fosse per i titanici pezzi di cipolla che lo componevano. Era sicuramente cucinato bene, purtroppo però non è stato amore a prima vista. Abbiamo però apprezzato la carne che era tenerissima e il sapore di spezie era ben equilibrato in tutto il piatto.

Il Syrne

La preparazione di questa pietanza è molto interessante: secondo l’uso comune, esso dovrebbe venire cotto sotto la sabbia, all’interno dello stomaco di una pecora. I kazaki sono un popolo di origine nomade e tradizione vuole che questo piatto venisse poi lasciato, appunto, sotto la sabbia così da poter essere trovato in seguito anche dai nomadi che verranno. Comunque, il protagonista di questa “battaglia culinaria” è stato senz’altro il nostro Belpaese che con la sezione Eataly è riuscita a ricavarsi una buona fetta di spazio anche tra i “giganti” della cucina internazionale. Ad ogni cucina regionale era riservato uno spazio ben preciso dove venivano esposte anche le eccellenze della regione.


L'Albero della Vita
6. Albero della Vita. Veniamo ora alla cosa che più in assoluto abbiamo apprezzato di Expo 2015: l’Albero della Vita. E' davvero valsa la pena andare in auto fino a Milano per poter rimanere fino all’imbrunire in modo da godersi questo bellissimo spettacolo. Questa mastodontica opera d’arte di 35m di altezza al centro del Lake Arena si ispira a un disegno di Michelangelo concepito per la risistemazione della Piazza del Campidoglio a Roma e simboleggia “la Natura Primigenia, la grande forza da cui è scaturito il tutto”.

Che dire di tutto questo? Beh, nonostante Milano EXPO 2015 possa non aver entusiasmato molto, non si può dire lo stesso di questo spettacolo serale. Una musica dai toni soavi e quasi “materni”, accompagnata da luci colorate e cangianti, crea via via atmosfere sempre diverse che piano piano ti entrano dentro, facendoti dimenticare della calca di persone attorno a te e tu rimani lì... solo con i tuoi pensieri, la musica, i colori e il rumore dell’acqua che scorre. Arriva forte il messaggio di unione, di amore per la natura e per la vita senza bisogno di ulteriori presentazioni. Emozione pura, che dal vivo è qualcosa di indescrivibile e ripaga di tutte le fatiche della giornata. Per tutto ciò dobbiamo ringraziare il direttore artistico Marco Balich perché nonostante tutto ciò che si possa aver detto su EXPO 2015, guardando questo spettacolo abbiamo nutrito anche un profondo orgoglio italiano.








Dettagli dall'Expo


Padiglione Austria

Padiglione Israele

Nessun commento:

Posta un commento

La tua opinione è importante per noi, facci sapere cosa ne pensi!